Ti sei mai chiesto se sei capace di vivere solo, lontano da tutti gli affetti? Avresti paura della solitudine? A volte si sottovaluta l’importanza della nostra struttura psicologica, il modo in cui si è cresciuti, le abitudini e le paure recondite.
Si continua nel tempo a dare poca importanza a quei nodi da sciogliere che non vengono a galla troppo facilmente. Sappiamo che esistono, li sentiamo, li percepiamo, ma sono silenti e profondi.
Magari le condizioni in cui viviamo ci fanno vivere meno intensamente quel problema silente. Finché manteniamo una determinata situazione, probabilmente anche non giusta, siamo liberi di non pensare a quel dito nella piaga.
Mettiamo la testa sotto la sabbia pur di non ammettere che, in circostanze diverse da quelle che scegliamo appositamente, non ce la faremmo di sicuro perché non ci sentiamo all’altezza e si preferisce addurre delle scuse e perpetuare l’errore. Forse sarebbe meglio definirla un’omissione con noi stessi.

I nostri meccanismi psicologici, si costruiscono col tempo durante la crescita, influenzati dagli ambienti in cui siamo e dai nostri affetti più importanti.
Di cosa si tratta?
La dipendenza affettiva, come dice la parola stessa, è un tipo di dipendenza che, potrebbe essere reputata molto simile alla dipendenza per le sostanze. Tuttavia nonostante il processo e le dinamiche siano molto simili, non c’è alcun abuso di sostanze come può accadere per la tossicodipendenza.
Come per tutte le dipendenze, si tratta del modo in cui un soggetto gestisce le fluttuazioni a cui ci sottopone la vita. Attraverso l’assuefazione, si finisce per cadere poi in una vera e propria trappola da cui è molto difficile uscire.
É comune arrivare a pensare che senza l’oggetto del nostro amore, non riusciremo più a sopravvivere in maniera accettabile, cadendo in uno stadio mentale estremamente persuasivo, in cui non si riesce a vedere uno stile di vita alternativo che sia percorribile.
É il vivere una relazione affettiva come esclusiva ed essenziale. Niente ha avuto senso nella vita di chi è affettivamente dipendente, se non sarà vissuto con chi si ama in maniera totalmente funzionale.
Cause e conseguenze
Per quanto, in superficie, possa sembrare che questo avvenga sempre per il volere di chi imbastisce le modalità di un rapporto, le cause indiscusse provengono da fattori psicologici individuali. I soggetti che sviluppano dipendenze, sono solitamente predisposti a sviluppare atteggiamenti del pattern dei disturbi ossessivo-compulsivi. Risultano avere delle condizioni preesistenti, con quadri che presentano dalla depressione, all’ansia e/o bassi livelli di autostima.
Idealizzare qualcuno che funga da salvatore, attraverso fantasie romantiche o anche tramite futili motivi, secondo i quali l’oggetto dell’amore idealizzato, riesca a colmare tutte le proprie lacune, è un modo per mettere a tacere le proprie paure. Alla base di tutto questo c’è quasi sempre un problema di autostima.

Infatti, secondo attendibili studi, l’encefalo rilascerebbe dopamina in circostanze o attività gradite
Pare che, in alcuni casi, possano esistere anche delle cause fisiche. Attraverso il neuroimaging è stato analizzato il rilascio della dopamina, un neurotrasmettitore direttamente coinvolto nei meccanismi di dipendenza, che risulta compromesso in alcuni dei soggetti che dimostrano questo quadro clinico.
In un soggetto sano, il cervello è predisposto a produrre dopamina in situazioni ritenute piacevoli, come l’assunzione di sostanze, o azioni compulsive come la dipendenza da gioco, oppure con la vicinanza della persona che si ama.
Quali possono essere le conseguenze di una situazione di dipendenza affettiva? Questa circostanza di sottomissione può in primis generare ansia e paura dell’abbandono.
Dal momento che il compagno, o la compagna, viene idealizzato come indispensabile per vivere, può dare vita ad una gelosia paranoide e la necessità del controllo assoluto sul partner. Al contrario, potrebbe anche dare vita ad un comportamento totalmente opposto di sottomissione, arrivando anche a farsi manipolare con estrema facilità. In questo caso, si potrebbe arrivare anche a trascurare completamente i propri bisogni, nelle peggiori delle ipotesi, creando anche danni alle attività personali, al lavoro o alla propria famiglia.
Il dipendente affettivo pone al centro della propria esistenza la continuità di questa relazione, sacrificando sull’altare della deresponsabilizzazione personale, i contatti con amici e/o parenti e qualsiasi tipo di progetto di vita. Il prezzo da pagare immediatamente, nel caso della fine della relazione, è un incolmabile senso di vuoto.
Accettare la fine di un rapporto per questo tipo di persone, non è qualcosa di ammissibile. Che sia successo attraverso un tradimento o una decisione dalla parte opposta, non è improbabile il sorgere di comportamenti violenti e persecutori nei confronti dell’altra persona, o manifestare depressione maggiore.
Abbiamo preso in analisi una questione che non è assolutamente esclusiva delle relazioni amorose, ciononostante è plausibile che, lo stesso disegno può riproporsi anche in altri tipi di relazioni come l’amicizia.
I cosiddetti “casi umani”
Usando un appellativo di uso comune e senza voler insultare nessuno, quante volte abbiamo sentito nominare i “casi umani”? Magari da qualche nostro amico, che ha da poco chiuso una lunga storia con il proprio partner dopo mille spiacevoli peripezie. Oppure potrebbe essere capitato di sentire questa frase altre volte da chi sta invece frequentando persone nuove, per conoscere gente interessante, ma quando le cose non vanno bene è sempre colpa dei “casi umani”.
Questo appellativo può identificare centinaia di tipi di persone, o presunti tali, che per un motivo o per un altro creano dei problemi relazionali.
Dobbiamo assumere e ricordarci sempre che, esistono delle caratteristiche perversamente positive nelle persone che scegliamo, che servono a livellare le nostre lacune. É un comportamento più diffuso di quanto non si creda.
Si tratta di una selezione naturale per noi. Scegliamo il nostro benessere attraverso l’emotività, senza accorgerci che le impressioni si basano su ciò che ci fa stare bene. Avere un faccia a faccia con quelle che sono le proprie carenze personali è molto doloroso e impegnativo, per cui più spesso di quanto non si creda, il tentativo è quello di cercare una scorciatoia.

Chi sceglie una persona dipendente affettivamente, nonostante sia tendenzialmente più autonomo e sicuro del suo compagno, lo fa perché sentirsi eletto salvatore di una persona che soffre, può essere molto lusinghiero per il proprio ego.
Dunque è molto semplice imbattersi nei cosiddetti “casi umani”, ma sono anche i nostri bisogni ad attirarli, abbiamo la possibilità di scegliere e se non scegliamo anche quando fa male, il “caso umano” potremmo essere noi.
Questo spunto è un invito a riflettere su se stessi, perché quando una relazione finisce o si complica, si tende sempre a puntare il dito. Per risolvere qualsiasi problema, è sempre necessario analizzare correttamente la situazione e ricordare che, una decisione difficile sicuramente non piacevole agli occhi di qualcuno, potrebbe essere d’aiuto nel lungo periodo ad entrambi.
Prendersi le proprie responsabilità e non essere complici è un atto di maturità.
Si può uscire da questa condizione? Cosa fare?
Difficilmente chi è all’interno di una relazione tossica, in balia della dipendenza affettiva, si rende conto del suo percorso personale.
Si comprende di aver bisogno di aiuto da parte di un professionista quando, a causa della fine della relazione di dipendenza, si manifestano stati di malumore nella persona dipendente.
Solitamente chi ne soffre ha pensieri ambigui riguardo al partner, in quanto potrebbe esprimere la necessità di riconquistarlo per risolvere la situazione di sofferenza, d’altra parte potrebbe manifestare rabbia, rappresentandolo come indegno e disprezzandolo.
Sarà quindi necessario intraprendere un percorso con un professionista, che possa permettere di analizzare le radici del problema
attraverso terapie cognitivo-comportamentali, in grado di aiutare a comprendere l’origine delle cause, approfondendo il percorso di crescita per carpire le motivazioni alla base di questa esigenza.