L’adozione di Bitcoin, anche in ambiti istituzionali, sembra procedere lenta ma inesorabile. Ma cos’è e come funziona esattamente Bitcoin?
In precedenza abbiamo parlato di registro distribuito e algoritmi di consenso, queste sono le strutture tecniche che sono alla base del funzionamento della blockchain. Ma a parte le spiegazioni tecniche, vogliamo discutere di qual è l’uso di questa tecnologia, le sue caratteristiche specifiche e chi ha dato origine a Bitcoin.
Se ne parla molto spesso in contesti speculativi, tuttavia il progetto nasce per scopi ben diversi, che non hanno a che vedere col trading, bensì con la democrazia e il controllo delle valute.
White paper e Satoshi Nakamoto
Il white paper è un documento informativo che generalmente viene pubblicato da un’organizzazione, un ente o un’azienda. Lo scopo del libro bianco, è illustrare e promuovere un prodotto o un servizio che, ha come fine quello di risolvere un problema noto. Questi documenti hanno un linguaggio piuttosto esplicativo, tale da persuadere chi legge, a conoscere questo nuovo prodotto, servizio o tecnologia che sia.
Il white paper di Bitcoin, oltre a dare le informazioni tecniche, cui abbiamo fatto riferimento con i link ai precedenti articoli, descrive chiaramente il motivo dell’invenzione di questa tecnologia, ovvero risolvere il problema del cosiddetto double-spending e della fiducia tra le parti nel commercio elettronico.
Per Satoshi Nakamoto, l’autore di questo documento, la necessità di un ente, che svolge il ruolo di garante, rende le transazioni più soggette alla truffa e ne aumenta i costi.
La doppia spesa, riguarda il problema dell’uso di una moneta digitale che non preveda la presenza di un intermediario.
Immagina di avere una banconota e di poterla duplicare al fine di poterla spendere più volte, nel caso del contante si tratterebbe di falsificazione, ma nel caso della moneta digitale, il disguido della spesa multipla, potrebbe essere molto più semplice da verificarsi. Questa blockchain è stata la prima a risolvere questa complicanza. In che modo?
Mediante l’utilizzo di una rete punto-punto, modello in cui è possibile inviare pagamenti direttamente nel conto a cui vogliamo. La rete crea un marcatore temporale sulle transazioni e questo meccanismo formerà una registrazione che non può essere modificata, se non con il benestare del 51% dei nodi che scrivono il registro. La catena sarà quindi prova incontrovertibile di una determinata transazione.
I pagamenti elettronici per gli acquisti su internet sono eseguiti attraverso le istituzioni finanziarie, che fungono da garanti. Sulla falsariga del sistema attuale, si soffre di alcune pecche fisiologiche basate sulla fiducia. É impossibile per le istituzioni evitare le dispute, questo genera maggiori costi di gestione che ricadono sul costo delle transazioni, questo onere eccessivo rende impossibile la praticabilità di piccole transazioni, motivi per cui ancora oggi non è possibile o è molto difficile fare acquisti online per somme irrisorie, o pagare il caffè con il bancomat in molti bar. I pagamenti, con i sistemi attuali, non sono irreversibili, e laddove esista una reversibilità di un pagamento, occorre la garanzia di un ente.
Pensandoci bene, l’unico contesto in cui non è necessaria questa intermediazione, è nello scambio della moneta fisica, ma attraverso i mezzi di comunicazione elettronici questo modello non è ancora possibile.
Il white paper, propone quindi di sostituire la fiducia dell’intermediario con la prova crittografica al fine di permettere una negoziazione diretta tra le parti, schierando la transazione irreversibile come baluardo di protezione nei confronti dei commercianti e i depositi di garanzia, attraverso meccanismi di prassi, a protezione degli acquirenti.
Questo è ciò che promuove Satoshi Nakamoto nel suo documento. Ma chi è Satoshi Nakamoto?
L’inventore di Bitcoin è noto con questo pseudonimo. Nel 2008, ha pubblicato il suo documento informativo riguardante il protocollo a cui stava lavorando su The Cryptography Mailing list, rilasciando poi l’anno successivo la prima versione del client. Ha poi continuato a lavorare in via anonima con altri sviluppatori che si sono uniti al progetto, dichiarando come ultima comunicazione nel 2011, di aver lasciato il progetto per dedicarsi ad altre idee.
Negli anni, sono state fatte diverse congetture sulla possibile identità di Satoshi Nakamoto, tuttavia, non si sono mai avute prove certe al riguardo. Tutti i personaggi che sono stati nel mirino di chi è andato alla ricerca di chi fosse questo anonimo sviluppatore, hanno sempre respinto e negato tali tesi, a partire da Michael Clear, passando per Jed McCaleb e Elon Musk, fino ad arrivare ad Adam Back.
L’unica persona che ha dichiarato di essere Satoshi Nakamoto è stato Craig Steven Wright.
Wright è un imprenditore e informatico australiano. Per dimostrare di essere effettivamente lui il creatore di Bitcoin, ha portato come prova la firma di un messaggio con la chiave crittografata privata associata alla prima transazione sulla blockchain di Bitcoin. Ma neanche questo elemento, che sembrava mettere un termine alla vicenda, è stata accettata dalla comunità. Molti esperti di crittografia non ritengono questa una prova schiacciante, questa chiave si riferisce al secondo blocco anziché al primo mai creato.
Attualmente è in corso una causa. Wright si è dovuto difendere dagli eredi di David Kleiman, un suo collaboratore e amico con cui avrebbe creato Bitcoin. I fatti sono ancora tutti da accertare.
Valuta o riserva di valore?
“Bitcoin è un tour de force tecnologico” dice Bill Gates. Probabilmente nemmeno il suo creatore si aspettava una tale crescita e diffusione. É sicuramente molto presto per parlare di adozione, ma per quanto possa subire una battuta d’arresto temporanea, lo status quo rappresenta il ben oltre la più rosea aspettativa di quanto potesse immaginare il suo stesso creatore.
Ma prima di affermare l’indiscusso successo del progetto, è necessario domandarsi quale sia il ruolo di questa tecnologia oggi. Si tratta di una valuta sovranazionale? O di una riserva di valore come l’oro? Qualcuno pensa che sia solo un asset speculativo, ma esaminiamo più a fondo la questione.
Al momento della scrittura di questo articolo, Bitcoin è alla nona posizione come asset più capitalizzato al mondo. A causa del fatto che al momento venga considerato più come un’attività o una risorsa, oltre che ai costi attuali delle transazioni e l’attuale media adozione da parte degli istituzionali, lo rende poco pratico come valuta di scambio. In futuro la situazione potrebbe cambiare, qualora la tecnologia si riuscisse a scalare, aumentandone la velocità e riducendone i costi, potrebbe fungere da moneta, ma attualmente non è così.
Molti degli investitori più assennati, sostengono la tesi del Bitcoin come riserva di valore. Anche questa versione è da vedersi forse proiettata nel futuro. La realtà dei fatti è che dal giorno della sua nascita, non ha fatto che salire di valore, è normale pensare che, chiunque abbia investito prima di 2 anni fa, oggi trovi i suoi risparmi incrementati. Oltre ad aver investito, chi ha riposto i suoi soldi nel re delle criptovalute, ha difeso il proprio capitale dall’inflazione che ogni anno, colpisce sempre di più le valute FIAT. Una logica che nel lungo termine non fa una piega, ciò nonostante nel medio o breve termine, non è un efficace mezzo di protezione del valore quanto l’oro o altre commodities, in quanto il suo prezzo può oscillare anche di un 50% per periodi non definiti.
Il bene rifugio per eccellenza è l’oro, che attualmente capitalizza ben 14 volte rispetto a Bitcoin.
Trattandosi di una tecnologia in fase di crescita, non è detto che un giorno non raggiunga tale capitalizzazione o che magari non la superi. Da questo ne potrebbe derivare una stabilità maggiore del prezzo, tale da renderlo un bene rifugio degno di questo nome.
Oltre agli investitori, ci sono i traders e speculatori vari, che vedono un’occasione di guadagno sfruttando le oscillazioni di cui si parlava poc’anzi.
Solo il futuro ci potrà dire cosa diventerà. Attualmente le diverse visioni della situazione possono essere tutte vere o meno, ma il punto di vista delle varie correnti di pensiero non c’entra nulla con quello che era il vero obiettivo di Satoshi Nakamoto, descritto nel suo white paper.
Prezzo
Il prezzo, è spesso motivo di discussioni infinite tra i vari analisti che cercano di comprenderne l’andamento di mercato, sia per questioni speculative che per cercare di immaginare il futuro di questo mezzo.
Chiaramente, come per ogni asset esistente, il prezzo di ogni singolo Bitcoin varia in base a domanda e offerta.
Bitcoin ha un’offerta monetaria limitata, seppure che il suo andamento non è deflattivo ma inflattivo, la quantità totale di monete che potranno mai esistere è già definita.
Per questo motivo il prezzo tende a salire nel tempo, a causa del cosiddetto principio di scarsità che genera un continuo “supply shock“. Non è una coincidenza che le impennate di prezzo avvengano più o meno ogni 4 anni, quando avviene il dimezzamento delle ricompense che vengono distribuite ai miners per la convalida delle transazioni.
Maggiore sarà l’adozione e superiore sarà la salita del prezzo, ogni ente, azienda e/o governo che deciderà di utilizzarlo, se ne dovrà accaparrare una quantità che ovviamente viene sottratta al mercato, mettendo in risalto quel principio di scarsità che abbiamo appena citato.
Riconoscimenti e adozione di massa
Uno dei campanelli di allarme che ci può indicare se una tecnologia viene riconosciuta dal mondo comune, è la considerazione da parte di quelli che possono essere considerati investitori istituzionali.
Purtroppo, agli albori dell’uso di questa tecnologia, a causa soprattutto di una cattiva informazione, si credeva che lo scambio di criptovalute fosse associato e quindi adatto alle attività illecite.
In effetti sarebbe proprio tutto l’opposto, visto e considerato che il registro distribuito è a disposizione di chiunque, seppur che la privacy venga sempre tutelata, è possibile risalire a tutti gli indirizzi che svolgono qualsiasi tipo di transazione.
Dopo quest’esordio un po’ tortuoso, sono in tanti che tra gli uomini più ricchi del pianeta o governi e amministrazioni pubbliche, hanno deciso o stanno decidendo sempre più numerosi di detenere Bitcoin.
Come non citare tra tutti Michael J. Saylor, CEO di Microstrategy e i suoi continui acquisti da milioni di dollari. La Microstrategy Incorporated è una compagnia americana che fornisce business intelligence, software mobile e servizi basati su cloud.
Nel giugno del 2021, l’azienda possedeva 105.085 BTC. Ad oggi ne possiede un quantitativo maggiore, in quanto nei mesi successivi furono effettuati altri acquisti.
Elon Musk, CEO di Tesla, ha cambiato 2 miliardi di dollari del capitale sociale della sua nota azienda in Bitcoin, che oggi risulta la seconda detentrice di valuta al mondo. Nel primo trimestre del 2021 ha reso la possibilità di acquistare le auto Tesla in Bitcoin, per poi fare marcia indietro per una questione mediatica legata al consumo e al presunto inquinamento causato dal proof-of-work della blockchain di BTC, tuttavia, ha successivamente annunciato che prima o poi sarà ripristinata questa possibilità.
Su altri fronti invece, sempre nella prima parte del 2021, Coinbase, uno dei più grandi e longevi exchange del mondo delle criptovalute viene quotata in borsa al Nasdaq.
E la lista è ancora lunga. Visitando il sito di Buy Bitcoin Worldwide si possono consultare, nella pagina delle tesorerie, i più grandi investitori al mondo.
Il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha reso Bitcoin moneta a corso legale nel settembre del 2021, dando la possibilità alla popolazione di ottenere un wallet e della valuta da poter spendere. Questo ha creato un precedente istituzionale fuori da ogni schema. El Salvador, con una popolazione di 66.3 milioni di persone, è lo stato più piccolo e più densamente popolato dell’America centrale. La sua economia è principalmente agricola, basata soprattutto sulle piantagioni in gran parte latifondistiche di caffè, mais e canna da zucchero. Dopo questa scelta del governo, si progetta una mining farm sfruttando l’energia del vulcano presente sull’isola.
Creatosi questo precedente, molte altre nazioni, ministri, senatori e parlamentari propongono di regolamentare le criptovalute o nei casi più estremi, di rendere Bitcoin a corso legale.
Lo scorso settembre in Arizona, la senatrice Wendy Rogers, ha sottoposto una proposta di legge che prevedeva Bitcoin come moneta a corso legale.
All’inizio dell’anno, il vice-ministro delle Comunicazioni della Malesia, Datuk Zahidi Zainul Abidin, ha espresso la volontà di rendere a corso legale le criptovalute.
Più di recente, in Brasile, l’amministrazione di Rio de Jainero, renderà possibile il pagamento delle tasse sugli immobili in Bitcoin. Mentre in Svizzera a Lugano, verrà reso a corso legale accanto alla moneta virtuale creata per la città, per questo motivo, si è tenuto l’evento “Lugano’s Plan B”.
Le proposte che si sono susseguite in varie parti del mondo sono tantissime ed è difficile, se non impossibile poterle elencare e documentare tutte.
Tutti questi cenni di riconoscimento e adozione sono avvenuti negli ultimi 2-4 anni, c’è ancora tanta strada da fare prima di capire quale sarà il futuro di questa tecnologia e di come e se impatterà anche sulla nostra vita quotidiana.