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Bambini stranieri e plurilingui nella scuola italiana

Solidea, Juan, Giulia, Aleksander, Valina, Ahmed, Charles, Mattia, Victoria, Athena, Lisa, Dalal, Bilal, Catalina…nomi stupendi, bambini generosi, tante culture, una classe comune.

C’è una straordinaria somiglianza fra le parole inglesi word e world. Avere la parola porta un mondo fra le mani e ciò coincide con la possibilità di agire in esso. Pablo Reglus Neves Freire, pedagogista e tecnico dell’educazione brasiliano

Viviamo in un mondo sempre più interconnesso, dove le frontiere culturali si dissolvono e la diversità diventa un elemento fondamentale della nostra società. In questo contesto, la presenza di bambini stranieri e plurilingui nelle scuole italiane rappresenta una sfida e, allo stesso tempo, un’opportunità straordinaria per la crescita individuale e collettiva. La multiculturalità è un arricchimento per la nostra società, e la scuola svolge un ruolo cruciale nel favorire un ambiente inclusivo e rispettoso delle diversità linguistiche e culturali. Accogliere bambini stranieri e plurilingui nelle aule scolastiche non solo offre loro la possibilità di acquisire conoscenze e competenze, ma crea anche un terreno fertile per l’apprendimento reciproco e la costruzione di ponti tra culture diverse. Uno degli aspetti più significativi è la ricchezza linguistica che questi bambini portano con sé. Le lingue sono veicoli di identità culturale, e il multilinguismo in classe apre la porta a una molteplicità di prospettive. La coesistenza di diverse lingue può essere vista come un patrimonio da valorizzare, anziché come una sfida da superare. Gli insegnanti, in questo contesto, assumono un ruolo chiave nel promuovere un approccio positivo verso la diversità linguistica, incoraggiando lo scambio di esperienze e l’apprendimento reciproco tra i bambini. Tuttavia, nonostante i benefici evidenti, ci sono molte sfide da affrontare.


Sebbene il mutismo selettivo sia considerato un raro disturbo d’ansia, il numero d bambini affetti è molto più elevato di quanto riportato attualmente.
La prevalenza complessiva del mutismo selettivo è dibattuta, ma esistono prove evidenti che i bambini immigrati abbiano almeno tre volte più probabilità di esserne affetti rispetto ai nativi.2

Svantaggio, Ansia, Paura, Identità

I bambini con background migratorio spesso affrontano svantaggi significativi a livello sociale, economico, linguistico e culturale. La mancanza di risorse economiche, le barriere linguistiche e la scarsa comprensione delle dinamiche culturali locali possono influenzare negativamente il loro rendimento scolastico e il loro benessere generale. La consapevolezza di questi svantaggi è fondamentale per implementare strategie educative mirate a ridurre le disparità. Anche l’ansia può diventare un enorme ostacolo da superare. Avete presente quando lo studente viene interrogato davanti alla lavagna e invece di rispondere perde la lingua? L’insicurezza linguistica, la paura di essere emarginati socialmente e l’adattamento a un nuovo ambiente possono generare livelli elevati di stress. L’ansia linguistica è una complessità legata all’apprendimento di una lingua nuova, diversa da quella materna. Questa condizione1, che si manifesta in nervosismo, tensione, preoccupazione, si traduce in:

  • communication apprehension, ovvero l’incapacità di esporsi oralmente, dovuta principalmente al nervosismo;
  • text anxiety, quello che: “sapevo tutto, ma sono andato nel panico”;
  • the fear of negative evaluation, ovvero quell’ansia di essere giudicati negativamente, non solo dall’insegnante ma anche dai compagni.

L’ansia contribuisce a generare un blocco emotivo che rende l’individuo poco ricettivo agli input linguistici; lo studente trova difficile assimilare i messaggi disponibili nella lingua target, ostacolando così il progresso nell’acquisizione linguistica.
Questa ansia linguistica non solo mina la capacità di apprendere e avanzare, ma anche i frequenti insuccessi possono compromettere negativamente la motivazione, elemento cruciale per il successo nell’apprendimento di una nuova lingua. Un’altra dimensione delicata e, a mio avviso, di primaria importanza, è la ricerca dell’identità. Una volta immersi in vari contesti di accoglienza, come la scuola o gruppi sportivi, i bambini e gli adolescenti si trovano di fronte alla sfida di adattarsi al nuovo ambiente – Paese. Devono padroneggiare i linguaggi e i simboli culturali della società ospitante, ma al contempo conservare i legami e i valori propri delle radici culturali familiari. I minori si impegnano in un costante sforzo per conciliare, dentro di sé, messaggi e richieste differenti, talvolta anche contraddittorie, provenienti dalle due culture. La loro duplice appartenenza può essere vissuta come una frattura, un rischio di non sentirsi effettivamente parte di nessun gruppo. Per i bambini bilingui o plurilingui, la ricerca dell’identità è un processo davvero complesso.
Spesso la nostra identità, intesa anche non come cittadinanza ma come nazionalità, è legata alla nostra madrelingua. I bambini che parlano due o più lingue fanno molta fatica ad identificarsi in questo senso.
Per tutti questi motivi, la scuola dovrebbe essere uno spazio che valorizza e celebra la diversità culturale e linguistica, incoraggiando i ragazzi ad esplorare le proprie radici. Ma per farlo il corpo docente dovrebbe possedere le conoscenze e le competenze adeguate a questo tipo di situazione.
Ad esempio, quanto spesso gli insegnanti di lingua italiana si lamentano che dopo N anni nella scuola italiana il ragazzo straniero non ha ancora imparato bene la lingua? Ebbene, vi svelo un vecchio dato ripreso dalla mia tesi di laurea: confrontando un bambino bilingue con un suo coetaneo monolingue, relativamente all’uso di una sola lingua, il primo sembrerà meno sviluppato, infatti, se un bambino monolingue al terzo anno di vita conosce circa 900 parole, anche il bilingue ne conosce circa 900, ma complessive, e non 900 di una lingua e altrettante dell’altra. Il rapporto che intercorre tra le due lingue può essere sbilanciato ma ristabilito con il passare del tempo.
Inutile dirlo, quando parliamo di bambini stranieri che acquisiscono la loro seconda o terza lingua a scuola, lo stacco sarà ancora più significativo.


”La lingua è il mezzo principale con cui conduciamo la nostra vita sociale” (Kramsch, 1998, p. 3). La lingua è il vettore che riflette la nostra identità agli altri e trasmette la nostra cultura. ”L’identità è “il concetto che le persone hanno di chi sono, di che tipo di persone sono e di come si relazionano con gli altri” (Hogg e Abrams 1988, p. 2).3

Un progetto pedagogico-educativo interculturale

Le classi multilingue sono una realtà sempre più diffusa, sempre più alunni hanno una madrelingua diversa dalla lingua principale di insegnamento a scuola e necessitano di un ulteriore supporto linguistico per realizzare il proprio potenziale di apprendimento.
La scuola dovrebbe promuovere non solo l’apprendimento cognitivo, ma anche quello socio-affettivo e relazionale, fondato sui principi di tolleranza e accettazione delle diversità.
Affinché un bambino straniero possa integrarsi appieno, è essenziale che l’ambiente circostante faciliti tale processo e che coloro che lo circondano non pongano ostacoli.
Per i bambini e i ragazzi stranieri, è di grande importanza mantenere un legame con la propria cultura e lingua d’origine, specialmente quando questa è già stata acquisita.
Spesso, l’arrivo in un nuovo Paese e l’assimilazione graduale della lingua locale possono portare a un progressivo oblio della lingua appresa nel proprio contesto natale. Anche se la lingua madre viene mantenuta attraverso la comunicazione con genitori e fratelli, ciò non sempre avviene. Il preservare la lingua materna consentirebbe al bambino straniero di sviluppare una competenza bilingue, o in alcuni casi plurilingue, che può rivelarsi estremamente vantaggiosa in contesti lavorativi futuri.
Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è cruciale il sostegno sociale ed emotivo durante il processo di apprendimento delle lingue, sia per i bambini stranieri che per quelli italiani. Attraverso lo sviluppo precoce di competenze bilingui, i bambini possono aprire nuove prospettive di vita, ma ciò è reso possibile soprattutto grazie al supporto sociale ed emotivo ricevuto durante il percorso linguistico.

Non ci si include da soli

L’inclusione rappresenta un processo bidirezionale che coinvolge sia gli studenti migranti che la comunità scolastica. La costruzione di relazioni solide tra insegnanti, compagni di classe e genitori riveste un ruolo fondamentale.
La condivisione delle esperienze, la promozione dell’empatia e la comprensione reciproca contribuiscono alla creazione di un ambiente scolastico inclusivo.
In conclusione, la presenza di bambini stranieri e plurilingui nella scuola italiana è una risorsa da valorizzare. Attraverso un approccio inclusivo, rispettoso delle diversità e orientato alla collaborazione, possiamo trasformare le sfide in opportunità, promuovendo la crescita di cittadini consapevoli, aperti al mondo e capaci di apprezzare la ricchezza della diversità.4 5

Bibliografia

  1. Horwitz, E.K., Horwitz, M.B. and Cope, J. (1986), Foreign Language Classroom Anxiety. The Modern Language Journal, 70: 125-132.
  2. Lauren Cummings, Selective mutism in immigrant children , University of Northern Iowa;
  3. Sultan Hammad Alshammar, The Relationship Between Language, Identity and Cultural Differences: A Critical Review, Faculty of Education, University of Hail, Saudi Arabia;
  4. Nolen-Hoeksema/Fredrickson/Loftus/Wagenaar, Atkinson e Hilgard’s Introduzione alla psicologia, Piccin, Padova, 2011 – Sviluppo del linguaggio, pp. 334-335;
  5. Pertot S., Manualetto per i genitori, Trieste, 2012, p. 12;
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Autrice
Mateja Nanut nata e cresciuta a Gorizia, città di confine con una forte componente multiculturale e linguistica. La consapevolezza di poter influire in modo positivo sulla vita dei bambini e dei ragazzi, di poter trasmettere loro il piacere e la curiosità nell’imparare cose nuove, l’ha portata ad intraprendere gli studi pedagogici ed educativi. Laureata nel corso di Laurea Magistrale in Scienze della Formazione Primaria nel 2017, ha ampliato ulteriormente la sua formazione con un Master Universitario di primo livello in BES Bisogni Educativi Speciali e un Corso di Perfezionamento nella Metodologia CLIL. Specializzata a pieni voti con lode in Scienze Pedagogiche nel 2020, ha seguito e concluso il corso formativo sulla valutazione della Sindrome di Irlen nel 2022, diventando Irlen Screener certificata. Insegnante di scuola primaria e pedagogista presso lo studio pedagogico Il Ciliegio in cui, oltre alla consulenza familiare, offre percorsi didatticopedagogici personalizzati rivolti a bambini e ragazzi di tutte le età e di qualsiasi ordine e grado scolastico. Istruttrice di sci alpino, amante della montagna e una vera appassionata degli sport outdoor.