Salute e benessere

Sindrome dell’impostore, meriti i tuoi traguardi?

Un nostro retaggio culturale piuttosto diffuso e difficile da spazzare via è la paura di fallire. Il fallimento fa parte della vita e dovremmo riconoscere in esso la possibilità di imparare qualcosa e migliorare al fine di poter fare meglio in futuro.
Sarebbe molto bello se fosse facile quanto dirlo, ma accettare un fallimento, prenderne il buono e rimboccarsi le maniche per la prossima possibilità, è un rospo particolarmente grosso da mandare giù, che può impiegare settimane, mesi o addirittura anni per essere ingoiato.

Cos’è la Sindrome dell’Impostore?

Immaginate di esservi impegnati tantissimo, di aver raggiunto ottimi risultati in qualsiasi ambito avreste desiderato farlo, e nonostante ogni singola cosa nella vostra vita urli a gran voce che siete stati bravi, che ve lo siete meritato, voi non ci credete.
Chi soffre della sindrome dell’impostore vive una situazione interna scollegata dalla realtà. In questa condizione si è convinti di non essere meritevoli di quanto ottenuto e di essere falsi, nell’erronea idea inconscia che ciò che si è conquistato è solo merito del caso o di una serie di condizioni estremamente positive non dipendenti da se stessi.
Il nome della sindrome deriva dal fatto che, l’individuo affetto dalla stessa, non crede nelle proprie capacità provando quindi la sensazione di non meritare la posizione ricoperta, sentendosi quindi un impostore.

Chi soffre della sindrome dell’impostore non si sente meritevole dei traguardi raggiunti, sentendosi falsi e convinti che prima o poi si verrà scoperti e visti per il proprio vero valore, si vive nella continua ansia e nel terrori di essere scoperti.

Si vive perciò nel terrore di perdere quanto realizzato fino al momento presente, convinti che prima o poi tutti si accorgeranno di chi siamo davvero. Questa sindrome non è considerata un disturbo mentale, non è nemmeno descritta nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma viene tuttalpiù considerato come un tratto profondo, consolidato nel tempo, del carattere di un individuo.
È una caratteristica che viene descritta per la prima volta nel 1978 dalle psicologhe Clance e Imes, successivamente dopo diversi studi si è potuto osservare che questo fenomeno è presente soprattutto in persone con una formazione medio-alta e che generalmente ricoprono ruoli gerarchicamente rilevanti.123

Perfezionismo come prova

La profonda convinzione di essere falsi e di non meritare il successo riscosso, porta inevitabilmente a tentare continuamente di sbugiardare se stessi e nella continua missione di impedire a tutti i costi che gli altri capiscano quale sia il nostro reale valore attraverso il perfezionismo.
Il perfezionismo dimostrato da molti individui portatori di questa particolarità provano che, alla base di questa caratteristica, c’è innanzitutto una bassa autostima accompagnata da un marcato autocontrollo, con la tendenza al cambiamento della presentazione di sè stessi in base ai segnali sociali percepiti dall’ambiente circostante. Non è raro che, il perfezionismo come prova per dimostrare all’ambiente circostante di essere in grado di svolgere un determinato compito o come tentativo di riscossione di apprezzamento, diventi automaticamente anche il motivo principale per cui perseguire un obiettivo.

Da uno studio condotto presso l’Università di Stato della Georgia nel 1990, i soggetti che provano la sindrome dell’impostore, provengono da famiglie in cui c’è stata una fisiologica carenza di supporto emotivo nei confronti del bambino che, per una migliore accettazione di sé stesso da parte dei genitori, ha creato un “falso sé” che durante la crescita ha portato una cronica insicurezza sui propri successi e sulla propria identità. Una sorta di equilibrio per tentare di colmare i dubbi sul sé, cercando in tutti i modi di far aderire la propria immagine a quella non reale, idealizzata, della propria persona.4

Talvolta questa manifestazione che può creare stati di tensione e angosce eccessive, può scaturire in depressione e ansia.

Rivalutazione della sindrome

Come detto in precedenza, questa sindrome non è riconosciuta come una condizione invalidante o come un disturbo mentale, tuttavia nelle più recenti pubblicazioni, si inizia a dare maggiore risalto agli studi su questa casistica, a causa dell’aumento di casi di burnout e di suicidi causati da questa condizione.

La sindrome dell’impostore non è riconosciuta come condizione di disturbo mentale, tuttavia negli ultimi anni c’è stata una netta rivalutazione della sindrome a causa della stretta correlazione con il burnout lavorativo e alcuni casi di suicidio.

In uno studio condotto su materiale bibliografico, per l’esattezza 18 articoli provenienti da 9 database pubblicati prima di gennaio 2019 sull’incidenza della sindrome dell’impostore tra i medici praticanti e in formazione (categoria che a quanto pare è molto colpita dalla suddetta sindrome), è stato rilevato che il genere sessuale, la bassa autostima e la cultura istituzionale erano associati a tassi più elevati di sindrome dell’impostore. Tuttavia il supporto sociale, la convalida del successo, l’affermazione positiva e le riflessioni personali condivise erano mirate alla conservazione personale, atteggiamenti di perfezionismo come prova. Nel complesso, la sindrome dell’impostore è stata anche associata a tassi più elevati di burnout.5
Per la valutazione di questo studio è stato utilizzata la Clance Impostor Phenomenon Scale (CIPS) che è una misura ampiamente utilizzata per valutare le percezioni individuali di frode intellettuale e professionale.

Ti piacciono i fuoripista?

Non si tratta di un articolo di presentazione di un servizio di supporto psicologico, ma di una valutazione personale di quelli che possono essere i punti di vista di una complessa situazione interna. Se ti piacciono i fuoripista potresti scoprire di essere dannatamente bravo a fare qualcosa che non ti aspettavi, ma c’è del rischio.
Non puoi sviluppare la sindrome dell’impostore se vivi in una zona di comfort o se non vivi nel tentativo di migliorare la tua vita a tutti i costi, tentativi in cui magari scopri di essere particolarmente dotato a fare qualcosa che non avresti mai immaginato. Questo può essere un motivo per cui improvvisamente sentirti un “bluff, avere successo in qualcosa che fino a ieri non hai nemmeno valutato.
La sindrome dell’impostore esiste, come esiste una sindrome per qualsiasi sensazione di disagio o inadeguatezza che si possa provare. La società è qui a metterci immediatamente al nostro posto perché al raggiungimento di un obiettivo è sempre facile essere criticato da chi quell’obiettivo avrebbe voluto tanto raggiungerlo e non ci è riuscito, o non ci ha provato affatto.
La paura del fallimento può chiuderci all’angolo, nel nostro spazio sempre più piccolo in cui speriamo di aver trovato la nostra tranquillità, ma dobbiamo cercare di cambiare il nostro stato mentale e i nostri pregiudizi, capire che un fallimento è solo un momento in cui riposarci e riflettere, per poi ricominciare da capo più formati e mentalmente meno inadeguati di prima.
Non si può fallire senza alcun tentativo di realizzare qualcosa, chi ragiona fuori dagli schemi deve essere cosciente di aver scelto una via più tormentata, dove i rischi sono maggiori, ma anche i risultati qualora ce ne fossero.
Scegliere uno stile di vita più tranquillo diminuirà i successi, ma anche gli scossoni.
Magari sei stato fortunato, ma se ti sei lanciato in una situazione fuori dagli schemi ed hai ottenuto dei risultati, questo ti rende già più meritevole di quanto credi.

È necessario riconoscere tra i propri pensieri quello irrazionale e svalutante, in modo da non credere ciecamente a ciò che i nostri pensieri, a volte non costruttivi o oggettivamente veri, ci portano a credere.
Se non ci sentiamo in grado di farlo pur avendo compreso il problema, sarebbe il caso di valutare la possibilità di consultare uno psicologo e farsi aiutare.
Esistono purtroppo, ancora oggi, tanti contesti in cui farsi aiutare in questo modo è reputato un fallimento o una vergogna, ma si tratta solo dell’inizio delle buone scelte che potresti fare.

Bibliografia

    1. Byrnes, K. D., & Lester, D. (1995). “The Imposter Phenomenon in Teachers and Accountants. Psychological Reports” 77(1), 350–350. https://doi.org/10.2466/pr0.1995.77.1.350
    2. Arena, D.M. and Page, N.E. (1992), “The Imposter Phenomenon in the Clinical Nurse Specialist Role” Image: the Journal of Nursing Scholarship, 24: 121-126.
    3. Parkman, Anna. (2016). “The Imposter Phenomenon in Higher Education: Incidence and Impact. Journal of Higher Education Theory and Practice.” 16. 51-60.
    4. Bussotti Camille. “The Impostor Phenomenon : Family Roles and Environment.” Georgia State University 1990.
    5. Gottlieb M, Chung A, Battaglioli N, Sebok-Syer SS, Kalantari A. “Impostor syndrome among physicians and physicians in training: A scoping reviewMed Educ. 2020;54(2):116-124. doi:10.1111/medu.13956

     

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Daniele Contino è un sistemista reti e servizi informatici con esperienza ventennale nell'assistenza tecnica informatica. Ha lavorato sia in ambiti corporate multinazionali che come imprenditore, ricoprendo ruoli che spaziano dall'informatica, all'amministrazione, alla vendita e al commerciale. È autore, webmaster e fondatore di Superchio.it nato dalla passione per la lettura, soprattutto di saggi, e la scrittura, ma anche per la condivisione delle proprie passioni con gli altri. Missione principale del magazine è infatti quella di condividere le proprie conoscenze e tentare di divulgare le proprie competenze.