Il disegno di legge “Concorrenza 2025” sta accendendo il dibattito pubblico per un emendamento che prevede l’adeguamento automatico delle tariffe telefoniche all’inflazione.
La proposta, promossa dalla maggioranza, permetterebbe agli operatori di telecomunicazioni di aumentare i prezzi in linea con l’indice ISTAT, applicando anche una “fee supplement” concordata contrattualmente. Un meccanismo che scatterebbe una volta l’anno e, aspetto controverso, non sarebbe più considerato “modifica delle condizioni contrattuali”, togliendo così al consumatore il diritto di recedere gratuitamente dal contratto in caso di aumenti, una tutela oggi invece garantita (Bollette telefoniche legate all’inflazione e meno paletti per il telemarketing: come può cambiare il decreto ConcorrenzaCorriere.it – ).
Le associazioni dei consumatori parlano di “stagione di rincari automatici” e di una maggiore vulnerabilità per gli utenti già provati dall’aumento generale dei prezzi (IlFattoQuotidiano – Assist alle compagnie telefoniche che vogliono aumentare le tariffe: l’emendamento di Forza Italia al ddl Concorrenza ).
Dal governo si sottolinea come l’intento sia quello di “creare maggiore trasparenza nel mercato digitale”, anche se la misura lascia perplessi molti: “Stiamo cercando di allineare le regole italiane alle best practice europee e tutelare la concorrenza”, ha dichiarato il sottosegretario Urso (Ddl Concorrenza 2025 – Più efficienza e innovazione per i servizi pubblici e le filiere produttiveEuroborsa.it – ).
L’emendamento, se approvato, segnerebbe una vera svolta, per molti potrebbe diventare più difficile difendersi dagli effetti dell’inflazione sulle spese quotidiane e ci sarebbero meno strumenti per opporsi agli aumenti.


