Quando abbiamo molta frutta in casa che potrebbe andare a male e non vogliamo rischiare di doverla gettare, cosa facciamo? Marmellata! E se ti dicessi che c’è un’altra tecnica culinaria per utilizzare la frutta, che però la trasformerà in scarpe e borse al posto della marmellata?
Si chiama Fruit Leather Rotterdam, il progetto è stato ideato nei Paesi Bassi, da due studenti della Willem de Kooning Academie, Koen Meerkerk e Hugo de Boon, che hanno creato un innovativo materiale di origine vegetale che si propone di risolvere un problema sociale molto diffuso: i rifiuti e gli sprechi alimentari.
L’idea dei giovani designer, è stata quella di trasformare la frutta considerata invendibile (dopo ogni mercato a Rotterdam, circa 3500 kg di frutta non viene venduta a causa di difetti estetici) in un materiale simile alla pelle, del tutto naturale, resistente e malleabile con il quale si possono realizzare borse, scarpe e accessori.
“Quello che vogliamo raggiungere con questo progetto è creare consapevolezza riguardo al problema dei rifiuti alimentari e dimostrare che c’è una soluzione” affermano i due fondatori sul sito ufficiale.
Com’è possibile che, con un processo normalmente adoperato in cucina, partendo dalla frutta si possano ottenere borse?
Bhe, è possibile! La soluzione è venuta proprio studiando un manuale di gastronomia. Schiacciando e cucinando la frutta con la stessa tecnica che gli chef utilizzano per la preparazione di speciali “fogli” commestibili utilizzati per decorare i piatti, Koen e Hugo sono riusciti a sviluppare un composto flessibile che ricorda molto la pelle.
L’idea non è del tutto nuova, di fatti avevamo già parlato nell’articolo “Orange Fiber, scarti di agrumi diventano tessuto” di un progetto simile realizzato in Italia, che si focalizza però sul riciclo di scarti della produzione agrumicola.
Ma cerchiamo di capire meglio i dettagli del processo. La realizzazione del materiale a base di frutta si sviluppa in pochi passaggi: si tolgono i semi dai rifiuti alimentari, si taglia e si schiaccia la frutta, per poi bollirla in modo da renderla sterile.
Questo processo permette di eliminare i batteri che altrimenti provocherebbero la decomposizione del materiale.
L’impasto ottenuto viene mescolato con un legante e adagiato su appositi vassoi.
Infine si procede all’asciugatura su una superficie particolare.
La produzione di Fruitleather si può davvero considerare sostenibile? In che modo concretamente contribuisce a rendere l’economia circolare?
Ogni giorno a Rotterdam, città con il più grande porto d’Europa, vengono gettati chili e chili di frutta e verdura. Koen e Hugo recuperano questo cibo, altrimenti destinato allo scarto, dalle aziende di imballaggio che ricevono la frutta attraverso il porto di Rotterdam.
Durante il trasporto delle merci, circa il 10% della frutta che viene importata è destinata ad essere buttata a causa delle cattive condizioni di trasporto.
Questa è per i due fondatori di Fruit Leather Rotterdam preziosa materia prima.
All’inizio del progetto, per mesi, tutti i martedì e i sabati, i ragazzi del team sono andati nei mercati della città e hanno ritirato frutta e verdura marcia o ammaccata, raccogliendo più di 3500 kg di frutta già pronta per la discarica.
Ma il cibo non è spazzatura ed è un dovere della collettività cercare soluzioni alternative affinché non venga sprecato! Il lavoro svolto da Koen e Hugo rappresenta un perfetto esempio di economia circolare, in quanto non si coltiva la materia prima appositamente per realizzare il tessuto, ma si recupera un materiale considerato di scarto per la filiera di provenienza che verrebbe quindi sprecato.
Ma quanta frutta e verdura vengono gettate ogni giorno? Non si sente mai parlare di questo problema…
Già, non se ne sente mai parlare ma esiste, e le cifre sono davvero spaventose!
Ma non fermiamoci solo a Rotterdam ed esaminiamo qualche numero considerando un range geograficamente più ampio per farci un’idea migliore del problema.
Tra le ricerche più recenti, ci viene in aiuto quella condotta dall’Università di Edimburgo nel 2018, che ha evidenziato il problema degli sprechi agro-alimentari causati dall’applicazione di “standard cosmetici” imposti dall’Unione Europea.
Lo studio scozzese pone l’attenzione su un aspetto importante, eppure poco noto: spesso il cibo viene scartato perché “brutto”.
I requisiti estetici comunitari impediscono a una quantità impensabile di prodotti ortofrutticoli di arrivare sui banchi dei supermercati; e molti dei prodotti scartati rimangono del tutto inutilizzati, finendo così per essere gettati via al primo passaggio della catena produttivo-distributiva. La coltivazione di ortofrutta produce, inoltre, una considerevole quantità di gas serra.
Questo indipendentemente dal fatto che frutta e verdura vengano poi consumate o meno. In altre parole, quindi, al problema della quantità di cibo sprecato lungo la filiera agricola, si aggiunge anche un inutile contributo all’inquinamento ambientale già estremamente preoccupante.
I dati che emergono dalla ricerca sono piuttosto allarmanti. Ogni anno l’Europa getta via fino a 51,5 milioni di tonnellate di frutta e verdura considerati “brutti”, di cui 4,5 milioni solo in Gran Bretagna. Il 17% di tutto il prodotto ortofrutticolo destinato al consumo umano, viene quindi sprecato direttamente nelle aziende agricole perché giudicato inadatto al consumo. Questa percentuale si alza vertiginosamente se si considera la frutta che viene gettata successivamente nei mercati o nei supermarket.
Per combattere questo spreco alimentare e contemporaneamente mitigare l’impatto ambientale dell’industria tessile, i due fondatori di Fruit Leather Rotterdam, ci propongono un’alternativa interessante a questo problema di sprechi: trasformano la frutta invenduta in un materiale vegano utilizzabile nell’industria del fashion.
Fruitleather infatti, recupera la frutta (in particolare i manghi) che viene scartata quando ammaccata, rovinata o comunque non bella da vedere, e quindi non idonea alla vendita.
Che genere di frutta e verdura vengono recuperati per la realizzazione di Fruitleather?
Inizialmente, Fruitleather era composta da diversi tipi di frutta (da qui il nome dato al materiale), ma dopo alcuni test i due ideatori si resero conto che il mango era il frutto migliore per realizzare un prodotto di maggior qualità.
Per la produzione possono essere utilizzati diverse varietà di mango e, a seconda della tipologia, cambierà il risultato in quanto quest’ultima determina la colorazione finale del materiale che può essere più o meno scuro o traslucido.
Fruitleather è ecologico o vengono impiegati prodotti chimici durante il processo di produzione?
Fruitleather è composto al 100% da materiale organico, e durante la produzione non vengono aggiunti solventi tossici, ne altri materiali dannosi per l’uomo e l’ambiente. Infatti, a differenza di altre alternative alla pelle di origine animale, il supporto che regge la spalmatura di mango è in cotone biologico certificato GOTS e questo rende il materiale compostabile al 100% (ossia biodegradabile), allo stesso tempo rende Fruitleather una delle alternative alla pelle più sostenibili in commercio.
L’unico componente non organico è il rivestimento applicato al materiale, un PU a base d’acqua.
Questo nuovo materiale ha le stesse caratteristiche della pelle animale?
Attualmente i due materiali non sono simili al 100%, ma l’obiettivo dei due ideatori è quello di riuscire in tempi brevi ad ottenere un materiale che si avvicini molto per aspetto e caratteristiche alla pelle animale.
In particolare, ad oggi Fruitleather risulta ancora poco resistente rispetto alla pelle, ma Koen e Hugo continuano ad effettuare test e lavorazioni per migliorare questo aspetto, creare una vasta gamma di prodotti e aumentare le capacità tecniche del materiale.
Un obiettivo importane è anche quello di ampliare la materia di partenza a più tipi di frutta e verdura, per poter recuperare non solo manghi.
Dove è possibile acquistare accessori realizzati con Fruitleather?
Il primo oggetto prodotto con Fruitleather è stata una borsa, realizzata con quattordici manghi, nata con lo scopo di presentare le potenzialità di questo materiale.
Fruitleather è un materiale vegano adatto soprattutto per la produzione di borse, scarpe e accessori di moda, ma può essere utilizzato anche al di fuori del settore tessile per sostituire gran parte dei prodotti in vera pelle.
La poliedricità di Fruitleather sembra infatti attirare diverse imprese europee, tra cui i giganti del settore automobilistico BMW e Porsche, che vedrebbero nel nuovo materiale un’alternativa ai famosi interni in pelle.
Ad oggi, sono diverse le collaborazioni con aziende di accessori e scarpe che hanno utilizzato Fruitleather per la realizzazione dei loro prodotti, tutte consultabili sul sito ufficiale.
Ad esempio, è possibile trovare portachiavi e portafogli, ideali per un regalo alternativo e originale, sul sito di Windmillkey o Allegorie Design.
Per delle particolari borse realizzate con questo fantastico materiale consiglio di visitare la pagina di Vederwerk1 e Luxtra London.
Infine, se volessimo acquistare delle morbide e comode scarpe in mango potremmo valutare diversi modelli realizzati da Saye e da Claudio Pavone.
Conclusioni
Viviamo in un mondo in cui le risorse stanno diventando ogni giorno più scarse.
Ogni anno nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Si tratta di circa un terzo di tutta la produzione alimentare.
A livello globale, il 45% di tutta la frutta prodotta per il consumo viene buttata via; il 30% dei terreni agricoli della terra viene utilizzato per produrre cibo che alla fine verrà gettato; e fino al 40% dei raccolti rifiutati dai supermercati viene lasciato nei campi a marcire, perché non soddisfa gli standard cosmetici. Il 10% di tutti i gas serra emessi nei paesi sviluppati viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai consumato.
Un contributo importante per affrontare queste problematiche nasce dalla Willem de Kooning Academy di Rotterdam con Fruitleather, un progetto di economia circolare ideato da Koen Meerkerk e Hugo de Boon, che mira a convertire i materiali di scarto in nuove materie prime, diffondendo anche la consapevolezza del problema dello spreco alimentare.
I rifiuti agricoli industriali sono ora identificati come una risorsa locale importante per la popolazione, in quanto i sottoprodotti di scarto della frutta possono creare un secondo flusso di reddito per le comunità e le industrie agricole locali, risparmiando allo stesso tempo i rifiuti agricoli dall’incenerimento e tonnellate di CO2 dall’immissione nell’aria.
Secondo gli ideatori di Fruit Leather Rotterdam, questo progetto consente anche di ridurre il fenomeno degli scarichi illegali: il normale smaltimento degli ortaggi non più utilizzabili, ha infatti un costo non indifferente per i contadini e i venditori dei mercati, ed è per questo che spesso si utilizzano vie alternative poco green.
Sebbene sia ancora in fase di sviluppo, Fruit Leather Rotterdam evidenzia cambiamenti positivi nel settore della moda, poiché gli innovatori si impegnano nella produzione a rifiuti zero nell’economia circolare e nello sviluppo sostenibile dei materiali.
Il fine ultimo di aziende come Fruit Leather Rotterdam è quello di dare valore a ciò che si pensa sia inutile, e quando questo scopo viene raggiunto rappresenta una grande vittoria per il pianeta in cui viviamo.
L’idea eco friendly di questi giovani olandesi certamente è da abbracciare e condividere, e ci fa sperare che l’idea che si possa finalmente ottenere un mondo senza sprechi non sia solo un’utopia.