In precedenti articoli come “Bitcoin, cos’è e come funziona il re delle criptovalute” e “Blockchain, il registro distribuito in catene di blocchi“, ho affrontato il funzionamento della tecnologia Blockchain in soldoni, ma anche nello specifico di Bitcoin.
Appurato che siano già stati letti i precedenti articoli o che si abbia già una conoscenza di base su Bitcoin e riguardo la sua tecnologia: cos’è l’halving? Perché è così tanto atteso e quali sono le sue conseguenze?
Cercherò di approfondire in maniera chiara ma non particolarmente tecnica, riprendendo i concetti chiave necessari alla comprensione di questo appuntamento che cade ogni 4 anni.
Ricompense e mining
La blockchain di Bitcoin è una rete di scambio di valore, un libro contabile elettronico e distribuito che permette lo scambio di valore senza alcuna autorità centrale. Tutto questo non avviene per magia ma è reso possibile grazie ai miners, che mettono la loro potenza computazionale al servizio della rete.
I calcolatori messi a disposizione dai miners distribuiscono l’informazione di avvenuto scambio verso tutta la rete, lo scambio avverrà realmente soltanto quando almeno 3 di questi computatori avranno registrato l’informazione. Una volta registrata l’informazione verrà distribuita a sua volta ad altri miners (da qui il nome “registro distribuito”).
La validazione di queste transazioni richiede quindi potenza computazionale che a sua volta richiede energia elettrica che rappresenta quindi un costo. Al fine di affrontare quel costo, i miners vengono ricompensati in parte attraverso la creazione di nuovi Bitcoin ed in parte attraverso le commissioni, che verranno pagate da chi trasferisce valore attraverso la blockchain.
Cos’è l’halving di Bitcoin?
L’halving, che letteralmente tradotto significa proprio dimezzamento, è quella condizione che si verifica ogni 4 anni in cui avviene la riduzione del 50% dell’emissione di nuovi Bitcoin. Una sorta di riduzione dell’inflazione (per chi volesse è stata trattata anche l’inflazione nell’articolo “Inflazione ed aumento dei costi, l’evanescenza dei risparmi di una vita“).
Per chi fosse nuovo dell’argomento, è prevista una produzione massima di 21.000.000 di Bitcoin, al momento della scrittura ne sono stati estratti 19.646.000. Si tratta di un’inflazione molto bassa e programmata, motivo per cui l’investimento è diventato uno dei motivi principali di acquisto della più antica delle criptovalute, ovvero la sua maggiore resistenza all’inflazione rispetto alle valute FIAT (Euro, Dollaro, etc..).
Questo processo di estrazione, continuerà fino a quando non saranno raggiunti i 21.000.000 di Bitcoin in circolazione, che è previsto per il 2140. Da quel momento in poi, i miners saranno ricompensati unicamente dalle commissioni di rete pagate da chi effettua transazioni.
Al momento della scrittura, mancano solo 49 giorni al prossimo attesissimo halving di Bitcoin, un momento verificabile da diversi siti che mettono a disposizione un conto alla rovescia come Bitcoinblockhalf.
Supply-squeeze o supply shock
Tutto questo avverrà senza conseguenze? Queste sono teorie che vengono formulate di pari passo col tempo che passa con l’adozione della rete sempre più come riserva di valore (e in futuro chissà). L’effetto nel corso degli anni dei vari halving, è che la progressiva diminuzione dell’emissione di nuovi Bitcoin ha generato un effetto scarsità.
È senza dubbio vero che, la blockchain di Bitcoin è pensata proprio sui principi della scarsità, come la definizione del tetto massimo di estrazione entro uno specifico periodo di tempo e il dimezzamento periodico dell’estrazione.
Questo è il motivo fisico che sta dietro all’aumento del valore di Bitcoin, la sua scarsità e la possibilità di verificarla. Tuttavia la scarsità da sola non è sufficiente a determinarne un aumento di valore.
Il fatto assodato che, al contrario delle valute tradizionali, non possa essere creato all’infinito e associato ad un’alta domanda, ne determina un alto valore.
La domanda di mercato è sempre ciò che relazionata all’offerta, determina il valore di un bene, di un servizio o anche di una moneta, fisica o virtuale che sia. Esistono moltissime altre valute virtuali come Bitcoin, basate anche su tecnologie più performanti, costruite anch’esse su principi di scarsità, ma la bassa domanda ne determina un valore inferiore.
Domanda e offerta con variante scarsità
Da cosa è determinata la domanda? La risposta a questa questione è semplice nella teoria ma complicata nella pratica.
La teoria è che più soggetti e/o istituzioni vogliono acquistare Bitcoin più il suo valore aumenterà, dato che l’offerta non può aumentare e quindi, maggiormente crescerà il sua richiesta quanto più scarsa sarà l’offerta di Bitcoin. Tuttavia i fattori che aumentano la domanda sono molteplici.
Uno di questi fattori può essere il caso d’uso. Attualmente, ciò che attira gli investitori ad acquistare Bitcoin è la sua capacità di contrastare l’inflazione, per la dinamica spiegata precedentemente, questo ne fortifica la narrativa della riserva di valore. Altro caso d’uso attualmente meno accreditato è quello dell’utilizzo come moneta di scambio (al riguardo ho trattato lo sviluppo di Lightining Network nell’articolo “Lightning Network, transazioni fuori catena“). Alcuni tra i più ricchi del pianeta lo acquistano per la natura democratica della decentralizzazione che lo caratterizza.
Grazie a questi o ad altri casi d’uso, aumenta la richiesta di acquisto di Bitcoin, ma la quantità non aumenta e ne determina una crescita di valore in quanto chi lo desidera, sarebbe disposto a pagare di più per averlo.
Un altro elemento importante per la crescita della domanda, è la fiducia. Le cose stanno pian piano migliorando, ma sicuramente una delle caratteristiche di Bitcoin non è sempre stata (e ancora oggi non lo è tanto) quella di essere user-friendly.
Comprare o gestire un portafoglio può risultare ostico ai neofiti o ai non avvezzi all’uso della tecnologia, col rischio di perdere i proprio risparmi o i propri investimenti. Una vagonata di fiducia è arrivata da BlackRock con l’ETF spot Bitcoin. Gli Exchange-Traded Fund (per chi non sapesse cosa sono ce lo ha spiegato Edoardo Pieraccioni in “ETF: guida essenziale per investitori principianti“) sono fondi negoziati in borsa, pensati per replicare l’andamento di un asset, di un indice o un gruppo determinato di attività sottostanti. Questo ETF quindi, segue direttamente il prezzo “spot” di Bitcoin senza contratti a termine o derivati. Un grande riconoscimento di fiducia considerando che sono autorizzati dall’Autorità Americana Security Exchange Commission.
Conclusioni
Come sempre, tutto quello di cui abbiamo parlato in questo articolo è scritto a titolo puramente informativo e non si tratta di alcun tipo di consiglio finanziario.
È sicuramente matematico pensare che l’estrazione di nuovi Bitcoin sarà sempre inferiore, ma non lo è altrettanto pensare che la domanda potrebbe aumentare.
Questo articolo vuole trattare principalmente, come argomento cardine, il funzionamento tecnico dell’halving che avviene ogni 4 anni e non l’aumento o la diminuzione del prezzo di Bitcoin. L’andamento della domanda, potrà svelarcelo solo il futuro e il mercato, che ha come caratteristica principale, quella di essere totalmente aleatorio.