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Bisessualità, caratteristiche e disambiguazione

Bisessualità è l'orientamento sessuale di chi trae piacere da rapporti sessuali o affettivi con persone sia dello stesso che dell'altro sesso

Sono in molti a porsi questa domanda, mossi da così tanti pregiudizi verso la bisessualità, al punto da disconoscerne addirittura l’esistenza. Del resto, si tratta di un “concetto”, per molti ancora sconosciuto o travisato, attorno al quale permangono forti dubbi, perplessità e una grande confusione. Perciò è necessario fare un po’ di chiarezza, scardinando vecchi stereotipi, pregiudizi e mistificazioni.

Cos’è la bisessualità?

In psicologia, si definisce bisessualità l’orientamento sessuale di una persona che trae piacere nell’avere rapporti sessuali e/o affettivi con persone sia dello stesso che dell’altro sesso.1 Non si tratta quindi di un’attrazione di natura solo fisica, ma anche emotiva e sentimentale.
La bisessualità viene riconosciuta come un’identità sessuale con una sua propria specificità, non assimilabile all’eterosessualità né all’omosessualità, né tanto meno da considerarsi come una semplice oscillazione tra queste due polarità opposte.

Il termine “bisessualità” è una delle diverse classificazioni che fanno parte dell’ambito dell’orientamento sessuale. Il bisessuale è attratto da entrambi i sessi o da diversi tipi di genere.

Si può distinguere tra la cosiddetta bisessualità sincrona, quando una persona prova nello stesso momento della sua vita attrazione per persone di sesso opposto o uguale al proprio e la bisessualità asincrona, quando si hanno rapporti omosessuali in un certo periodo della propria vita ed eterosessuali in un altro.
Tuttavia, è un universo così vasto e ricco di sfumature per cui è preferibile declinare il termine al plurale, parlando delle bisessualità in riferimento alle diverse modalità con le quali un individuo può muoversi all’interno di questo variegato orientamento sessuale.
Infatti, ci sono persone attratte sia dagli uomini che dalle donne, altre che sono attratte soprattutto, ma non esclusivamente, da un genere e ci sono persone che sperimentano la propria identità sessuale come fluida e cangiante nel tempo.

Essere bisessuale è sinonimo di pansessualismo o ermafroditismo?

La bisessualità va distinta dal pansessualismo, poiché quest’ultimo fa riferimento a un desiderio che abbraccia tutte le identità sessuali e di genere, indipendentemente dal sesso biologico.2
Il pansessuale è mosso da un’attrazione romantica o sessuale che non deriva dal genere o dall’orientamento sessuale di una persona, ma dal suo modo di essere e dalla sua personalità globale.

Il pansessuale è attratto dal modo di essere di un individuo e non dal sesso o dal genere
Il pansessuale non è interessato al sesso o al genere della persona da cui è attratto. Prova attrazione sessuale e/o emotiva per un individuo per il suo modo di essere.

Le persone pansessuali, quindi, nel corso della vita possono essere attratte da partner molto eterogenei, ad esempio sia da un uomo eterosessuale che da una donna omosessuale o, ancora, da un transessuale.

La bisessualità è ben diversa anche dall’ermafroditismo (con cui a volte viene erroneamente confusa), ovvero quella condizione per la quale, nello stesso individuo, sono presenti allo stesso tempo caratteristiche sia anatomiche che sessuali dell’uomo e della donna.

Storia e interpretazioni della bisessualità

La bisessualità è nota sin da tempi antichissimi, ma nel corso del tempo ha assunto valenze notevolmente diverse, a seconda del periodo storico e del tipo di cultura e società. Ad esempio, essa era comunemente diffusa presso la civiltà greca e tollerata dalla civiltà romana.
Tuttavia, si è iniziato a studiare scientificamente la bisessualità solo verso la prima metà del 1900, generando numerose controversie all’interno delle comunità scientifiche e antropologiche mondiali.
Negli anni ’50 il biologo e sessuologo americano Alfred Kinsey pubblicò i risultati di uno studio sulla sessualità umana che coinvolse ben 5300 uomini e 5940 donne. La ricerca mise in luce la fluidità dell’orientamento sessuale umano, che non può essere descritto in termini di categorie fisse quali omosessualità ed eterosessualità Kinsey, sulla base dei risultati ottenuti, ipotizzò che la maggior parte delle persone avesse una componente bisessuale, come del resto aveva già sostenuto Sigmund Freud a fine ‘800.3
Solo negli anni ’60 il termine bisessualità è stato usato per riferirsi a un orientamento sessuale indipendente e con specifiche caratteristiche e nel 1998, Michael Page ha realizzato la bandiera bisessuale, i cui colori (rosa, blu e viola) simboleggiano la sovrapposizione di omosessualità ed eterosessualità. Nel contempo hanno continuato a proliferare ricerche e dibattiti intorno alle cause di quest’orientamento sessuale, a oggi ancora ritenuto da molti anomalo.

Bisessualità è l'orientamento sessuale di chi trae piacere da rapporti sessuali o affettivi con persone sia dello stesso che dell'altro sesso
Nel 1998 Michael Page crea la bandiera dell’orgoglio bisessuale. Questa bandiera si compone di tre colori. Il rosa rappresenta l’attrazione per le persone dello stesso genere o sesso, il blu per quelle del genere o sesso opposto ed infine il viola simboleggia l’attrazione per entrambi.

La bisessualità è stata (ed è ancora) considerata da molti semplicemente come un periodo di transizione destinato a concludersi in un orientamento più definito, ovvero omosessuale o eterosessuale. Di fatto è vero che la bisessualità può essere anche una fase transitoria, specialmente durante l’adolescenza e la prima giovinezza, quando un individuo è in corso di definizione della propria identità sessuale. Tuttavia, così come non tutti sperimentano la bisessualità nel loro processo di definizione identitaria, ci sono individui nel cui percorso di sviluppo la bisessualità non ha a che fare col bisogno di sperimentazione e rappresenta un fenomeno tutt’altro che transitorio. Eppure molti considerano la bisessualità solo come un’omosessualità mascherata.

Le mistificazioni bifobiche

La bi-fobia (ovvero paura/repulsione/avversione nei confronti dei bisessuali) è legata a tutti quegli stereotipi e pregiudizi sulla bisessualità che possono portare a gravi forme di discriminazione e di violenza, esattamente come avviene in caso di omofobia e transfobia.
I pregiudizi bi-fobici derivano dai falsi miti che continuano ad aleggiare intorno alla bisessualità come ad esempio ritenere che essere bisex significhi avere bisogno di “chiarirsi le idee” o pensare che l’attrazione verso più di un genere sia segno di immaturità o una tappa sulla strada verso un’identità etero oppure lesbica/gay.4
Alcuni sostengono addirittura che le persone bisessuali non si assumano la responsabilità di scegliere e che traggano vantaggi dalla loro invisibilità. Altri giudicano le persone bisessuali promiscue o incapaci di essere monogame. Poi c’è persino chi le tratta come oggetti per realizzare fantasie erotiche poliamorose.

L'eterocentrismo non mette al riparo gli eterosessuali dal discriminazioni.
La società moderna è ancora caratterizzato da eterocentrismo seppure che negli ultimi anni si è sviluppata una maggiore inclusività e comprensione nei confronti di sessi e generi diversi. Nonostante tutto qualsiasi orientamento non mette al riparo dalle discriminazioni e dalle conseguenze nel subirle.

La bisessualità comporta dei disagi?

Il disagio che un individuo può sperimentare in relazione alla propria identità sessuale e/o di genere è determinato sopratutto da fattori psico-sociali. Può dipendere dalla percezione che ognuno ha di sé, dalla propria formazione culturale e dalle proprie esperienze, dal contesto ambientale in cui vive, dal livello socio-culturale di appartenenza e dal peso dei condizionamenti familiari e sociali.
L’essere eterosessuali non è garanzia di costruzione di un’identità sessuale sana, equilibrata e priva di disagi. Tuttavia, l’eterocentrismo dominante, dando l’eterosessualità come norma e addirittura per scontata, mette maggiormente al riparo dalle stigmatizzazioni sociali gli individui che sviluppano questo tipo di orientamento. Sebbene anch’essi devono fare i conti con tutti quei condizionamenti sociali e tabù che etichettano tutto ciò che fuoriesce dai parametri della convenzionalità, sia in termini di costellazioni affettive che di pratiche amorose.
Tuttavia, ad essere maggiormente oggetto di stigma sono gli orientamenti che si discostano dall’eterosessualità sebbene l’omosessualità negli ultimi decenni sia stata progressivamente normalizzata dalla società occidentale e riconosciuta nel suo status quo. Non è così per la/le bisessualità spesso vittima di discriminazioni anche da parte della comunità gay/lesbica e non solo di quella etero.
Se una persona omosessuale, facendo coming out, può riuscire a sviluppare crescente consapevolezza di sé e fierezza di esternarla, per i bisessuali anche questo percorso appare tendenzialmente un po’ più critico e carico di difficoltà (pur con tutte le differenze soggettive che cambiano di caso in caso). Proprio perché la forte messa in discussione dell’autenticità di questo orientamento sessuale da parte della società può ostacolare il processo di definizione della propria identità sessuale, l’auto-consapevolezza e la spinta a dichiararsi agli altri. Per questo è fondamentale puntare verso la diffusione di una sempre maggiore formazione/informazione su questa tematica.

Bibliografia

  1. Jeremy Jabbour, Luke Holmes, David Sylva, Kevin J. Hsu. Robust evidence for bisexual orientation among men. Edited by Steven Pinker, Harvard University, Cambridge, MA
  2. Greaves LM, Sibley CG, Fraser G, Barlow FK. Comparing Pansexual- and Bisexual-Identified Participants on Demographics, Psychological Well-Being, and Political Ideology in a New Zealand National Sample. J Sex Res. 2019;56(9):1083-1090.
  3. Feinstein BA, Galupo MP. Bisexual orientation cannot be reduced to arousal patterns. Proc Natl Acad Sci U S A. 2020 Dec 15;117(50):31575-31576. doi: 10.1073/pnas.2016612117. Epub 2020 Nov 17. PMID: 33203669; PMCID: PMC7749278.
  4. Anna Brown. Bisexual adults are far less likely than gay men and lesbians to be ‘out’ to the people in their lives. Pew Research Center

 

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Autrice
Sonia Veggiotti è una Mental Coach, autrice e docente di psicologia.Laureata in Filosofia, specializzata in Scienze Umane e Sociali, Coach certificata ICF, lavora come docente per il Miur a Milano ed esercita anche tramite sessioni di coaching online. Collabora come redattrice e ghostwriter con alcuni magazine, siti web e pagine social. È autrice e curatrice di nuovi progetti letterari e di sensibilizzazione in ambito LGBT e in tema carcerario. Una delle sue missioni è promuovere la figura del coach carcerario. Crede che la felicità sia nella sfida all'impossibile!